The Rads: “Only the Beginning” è un grido viscerale che accende il rock’n’roll


Il punk non è morto, si è solo evoluto. E i The Rads lo dimostrano con Only the Beginning, l’EP d’esordio che racconta la nascita di un progetto urgente, diretto, privo di sovrastrutture. Cinque brani ruvidi e potenti che prendono vita da un’urgenza espressiva, trasformandosi in un racconto compatto, coerente, energico.

Non si parte con l’idea di un concept, ma tutto converge: chitarre graffianti, liriche rabbiose e un’attitudine che rifiuta ogni compromesso. Dalla denuncia sociale di Liar e Modern Grind fino alla scelta di un suono volutamente grezzo, quasi live, i The Rads rivendicano il palco come habitat naturale e l’autenticità come bandiera. Nessuna posa, nessun filtro: solo amplificatori, sudore e pareti che tremano. 

Come è nato l’EP Only the Beginning? È stato pensato fin dall’inizio come un progetto unitario o è cresciuto traccia dopo traccia?
È nato da un’urgenza. Volevamo fermare con una registrazione  quello che erano, e sono tutt’ora, i germi originari del progetto,  senza pensarci troppo, ma man mano che le tracce prendevano forma ci siamo accorti che parlavano tutte la stessa lingua. Non è partito come un concept, ma lo è diventato in corsa. Ogni brano ha il suo carattere, ma tutti nascono dallo stesso fuoco: è questo che li tiene insieme.

“Liar” e “Modern Grind” colpiscono per la loro carica polemica. Come bilanciate denuncia sociale e scrittura musicale?
Non è un bilanciamento calcolato, è più un’osmosi. Le parole arrivano quando il suono è quello giusto, e viceversa. “Liar” è un pugno, “Modern Grind” è un mal di stomaco: se non suonassero come suonano, non reggerebbero il peso di quello che vogliamo dire. 

C’è stato un brano più difficile da scrivere o registrare? Quale e perché?
In realtà questi primi pezzi dell’EP sono molto naturali e viscerali, molto noi, quindi non abbiamo avuto difficoltà, le difficoltà sono arrivate dopo quando identificato il nostro suono abbiamo voluto lavorare su pezzi non convenzionali che rimanessero però nel nostro mondo. 

Avete lavorato in studio per valorizzare un suono ruvido, quasi “live”. Era una scelta voluta?
Assolutamente sì. Volevamo che l’EP suonasse come una stanza piena di amplificatori accesi, sudore e pareti che tremano. Siamo una band da palco prima di tutto, e l’energia live è la nostra arma. In studio abbiamo cercato di non levigare troppo, di lasciare dentro i graffi, i respiri, l’urgenza. È lì che abita la verità.

Se doveste descrivere Only the Beginning a qualcuno che non vi conosce, che parole usereste?
Diremmo che è un EP che ti guarda negli occhi e non abbassa lo sguardo. È rumoroso, diretto, scomodo a volte, ma mai gratuito. Se ti piacciono i dischi che ti fanno domande invece di darti risposte… allora sei nel posto giusto.

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