Con il nuovo singolo “Umani giorni”, Meron affronta una delle esperienze più intime e universali: la fine di un amore che, forse, non è mai davvero iniziato. In un racconto sonoro lucido e sofferto, l’artista ripercorre le tappe di una relazione nata dal desiderio e finita nel vuoto emotivo, lasciando spazio solo alla malinconia e alla consapevolezza di ciò che non è stato.
Attraverso il testo, Meron esplora una depressione silenziosa e persistente, quella che ti immobilizza e ti costringe a rivivere ogni dettaglio, ogni parola non detta. Eppure, tra le crepe della mancanza, si fa spazio una tenue speranza: quella che abita nei piccoli gesti della quotidianità, nelle tracce di umanità che sopravvivono al dolore.
Nell’intervista che segue, Meron ci accompagna in questo viaggio emotivo, raccontando come nasce “Umani giorni”, quale ferita lo ha ispirato e cosa resta, oggi, di quella storia.
Come riesci a trasformare una sofferenza privata in qualcosa che può arrivare a tutti?
Non lo so sinceramente, è decisamente una magia. Mi limito a raccontare quello che provo, cercando di anestetizzare il dolore. Se la gente riesce poi ad entrare dentro la sofferenza espressa in una mia canzone vuol dire che si è sentita realmente capita e questa è la mia più grande vittoria.
C’è stato un momento preciso in cui hai capito che questa storia ti aveva lasciato un segno così profondo?
Sì dopo un paio di mesi dalla fine della relazione.
Stavo ore ed ore disteso sopra il letto ripensando ogni giorno ai miei errori commessi, tanto da dimenticarmi spesso sia di mangiare e dormire.
Nel brano parli di gesti che l’altra persona non riusciva a cogliere: pensi che oggi, riascoltando il brano, anche tu li vedresti in modo diverso?
No, li vedrei con gli stessi occhi lucidi di allora. Riuscirei ancora a scorgere ogni tratto della sua bellezza senza fare la minima fatica
Cosa rappresenta per te la speranza che descrivi verso la fine della canzone?
Tutto. Ho vissuto con lei dei giorni lontani dalla disumanità di questo mondo che sto ancora aspettando, non so però se questa volta arriveranno insieme a lei