"Cucarachas: il punk distopico dei Polpo Kid"

 

I Polpo Kid, quartetto garage milanese pronto a scuotere le acque con il loro stile unico, anticipano l'uscita del loro album d'esordio "Mondo Borfo" con il singolo esplosivo "Cucarachas". Il brano, un'ode alla distopia post-apocalittica, dipinge un futuro in cui solo gli scarafaggi sopravvivono alla devastazione umana, dominando un pianeta desolato con un mix di velocità punk e violenza sonora.
Con una batteria ossessiva che si intreccia con chitarre graffianti e sintetizzatori dal sapore sci-fi, "Cucarachas" è un tour de force musicale che non concede tregua. La traccia si snoda freneticamente per due minuti, culminando in un groove marziale di tamburi che porta l'ascoltatore alla deflagrazione finale.
 
La chitarra iniziale è stata registrata sei volte prima di trovare il suono giusto. Che tipo di suono stavate cercando e cosa vi ha fatto dire: “ok, è questo”?
Una chitarra ruvida e graffiante e con un bel corpo nonostante le frequenze alte che andava a toccare. La svolta l'abbiamo avuta quando, dopo l'ennesima rec, ci siamo ricordati di avere una fender telecaster roadworn, colpevolmente tenuta a prendere polvere fino a quel momento, che ci ha permesso di avere quel boost di potenza e risposta in frequenze.
 
C’è una batteria ossessiva che spinge tutto il brano come un treno impazzito. Com’è nato quel groove e quanto tempo avete lavorato sulla sua struttura?
La bozza del pezzo era un'idea che frullava in testa al batterista, ma come sempre il risultato finale lo abbiamo raggiunto quando ognuno dei componenti ha potuto mettere del proprio nell'arrangiamento. Il groove di batteria, associato al sound e al testo, evocano un'idea di scenario post apocalittico in cui tutto viene distrutto e serviva frenesia e concitazione.
 
I sintetizzatori hanno un sapore sci-fi che spicca nel pezzo: come li avete scelti e che ruolo hanno nel vostro immaginario musicale?
Come spesso accade, le band sperimentano e ricercano il sound anche grazie all'acquisto del nuovo giocattolo che ti puoi permettere di aquistare. In particolare, cucarachas è stata arrangiata proprio nel periodo in cui abbiamo aggiunto un arturia micro freak alla squadra di strumenti che suoniamo. Quando durante una jam abbiamo trovato quel suono così acido e viscerale non abbiamo avuto alcun dubbio.
 
Quanto è stato importante il lavoro di produzione per mantenere l’energia punk senza sacrificare l’aspetto più cinematografico della traccia?
Neanche troppo. La produzione è stata fedele al sound che avevamo trovato in sala prove ed ha aggiunto colore ed evocazione. Ma la pasta è tutta manuale.
 
C’è una certa urgenza nel suono, come se tutto potesse esplodere da un momento all’altro. Quanto vi interessa l’impatto fisico della vostra musica sull’ascoltatore?
Molto. Suonando questo genere è automatico avere l'urgenza di produrre qualcosa di diretto, impattante e che ti si stagli in faccia. È anche frutto degli ascolti di ognuno di noi
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