Con il lancio del singolo “Una ragione di più”, Morea ci conduce in un percorso emozionale che fonde passato e presente. Il brano, conosciuto per la sua intensa profondità emotiva, assume nuove sfumature grazie all’interpretazione dell’artista, che ne rinnova l’identità attraverso arrangiamenti inediti e una sensibilità personale.
Parte dell’EP “Morea: Reasonless”, il pezzo si inserisce in un progetto più ampio che celebra i grandi classici della musica italiana. Con questa reinterpretazione, Morea non solo rende omaggio a un’epoca, ma ci regala un’esperienza musicale che parla di forza interiore e trasformazione, dimostrando ancora una volta la sua capacità di connettersi con il pubblico.
Nel reinterpretare “Una ragione di più”, hai scelto di infondere sonorità contemporanee senza perdere l’autenticità del brano originale. Come hai trovato l’equilibrio tra rispetto per il passato e innovazione musicale?
Ho voluto reinterpretare Una ragione di più per far rivivere la sua intensità emotiva in chiave moderna. Il rispetto per il passato nasce dall’amore per la profondità del brano originale, mentre l’innovazione è il mio modo di renderlo attuale e vicino al pubblico di oggi, senza mai tradirne l’anima autentica.
Il mare e l’oscurità nel videoclip evocano un senso di introspezione e trasformazione. Quanto di questa metafora riflette il tuo percorso personale e artistico?
Il mare e l’oscurità nel videoclip rappresentano perfettamente il mio percorso personale e artistico. Sono simboli di profondità, lotta e rinascita, proprio come le fasi che ho vissuto nella vita e nella musica. Attraverso l’introspezione ho trovato la forza di trasformare le difficoltà in creatività, e questo viaggio è il cuore della mia evoluzione come artista.
"Morea: Reasonless" esplora brani iconici, ma con barre inedite che raccontano la tua essenza. Qual è stata la sfida più grande nel riscrivere testi che già appartengono alla memoria collettiva?
La sfida più grande è stata rispettare l’eredità emotiva dei brani originali, senza snaturarli, ma al tempo stesso riuscire a inserire qualcosa di profondamente mio. Volevo che le mie barre aggiungessero una prospettiva nuova, capace di dialogare con il passato, senza tradire il legame che questi brani hanno con chi li ascolta da anni. È stato un equilibrio delicato tra memoria e innovazione,che spero sia riuscita a fare.
Hai menzionato che "Una ragione di più" è uno dei primi brani che hai cantato da piccola. Come è cambiato il tuo rapporto con la canzone nel tempo, fino a farla diventare il tuo singolo di lancio?
Da bambina cantavo Una ragione di più con leggerezza, senza coglierne appieno il significato,solo immaginando cosa volesse dire provare quelle emozioni così forti. Crescendo, il brano ha assunto un valore diverso, diventando uno specchio delle mie esperienze e delle mie emozioni. Quando ho deciso di reinterpretarlo come singolo di lancio, l’ho fatto con la consapevolezza di chi sono oggi, trasformandolo in un modo per raccontare il mio percorso personale e artistico, con autenticità e gratitudine verso le radici che mi hanno ispirata.
Dopo un progetto così intenso come "Morea: Reasonless", hai già in mente una direzione per il tuo prossimo lavoro? Continuerai a reinterpretare classici o ti concentrerai su brani completamente inediti?
Dopo Morea: Reasonless, sento il bisogno di concentrarmi su brani completamente inediti. È arrivato il momento di raccontare storie che nascano direttamente da me,come ho e abbiamo già fatto con Roka produzioni esplorando nuovi temi e sonorità. Questo progetto mi ha permesso di celebrare il passato, ma ora voglio guardare avanti e lasciare che la mia musica parli in modo ancora più personale e autentico.