Eleven Joe racconta la rinascita personale in “Senza l'amore che dai”


Con il nuovo singolo “Senza l’amore che dai”, Eleven Joe apre una finestra intima sulle battaglie interiori che segnano il percorso verso l'accettazione di sé. In un brano carico di sincerità e consapevolezza, l’artista affronta il tema del cambiamento, imparando a fare pace con il tempo che scorre e con gli errori che ne segnano il cammino.

Attraverso melodie intense e parole autentiche, Eleven Joe ci invita a riflettere su quanto sia necessario abbracciare il proprio passato per poter andare avanti. Nell’intervista che segue, ci guida dentro il cuore pulsante di questo nuovo progetto, raccontandoci la sua evoluzione personale e il valore di scegliere con cura cosa portare con sé lungo la strada.

Il tuo nuovo singolo parla di cambiamento, di lotta interiore e accettazione. Quando hai capito che volevi raccontare tutto questo in musica?
L’ho capito quando ho iniziato a sentirmi davvero stanco di tenere tutto dentro. C’erano emozioni che non riuscivo più a trattenere. La musica è sempre stata un modo per sfogarmi e ho sentito il bisogno di essere più sincero possibile. 

In “Senza l’amore che dai” si percepisce una grande consapevolezza del tempo che passa. Cos’è per te il tempo, oggi?
Oggi il tempo per me è una cosa preziosa anche se la maggior parte del tempo lo “sprechiamo”, pensando al futuro o al passato. Adesso cerco di stare più nel presente, di godermi ogni piccola cosa. Il tempo mi ha insegnato che tutto cambia, anche quello che ci sembra eterno. E proprio per questo, dobbiamo imparare a lasciare andare, a scegliere con cura cosa portare con noi e cosa no.

C’è stato un momento preciso in cui hai sentito di dover smettere di fuggire dal tuo passato per iniziare ad abbracciarlo?
Sì, c’è stato. È stato un periodo in cui mi sentivo bloccato, come se qualcosa mi trattenesse. Poi ho capito che quel “qualcosa” era proprio il mio passato, che cercavo sempre di ignorare. Invece di affrontarlo, facevo finta che non esistesse. Ma alla fine non basta scappare ma accettare la realtà di ciò che sei stato e di chi sei ora.

Il brano sembra invitare fare pace con i propri errori. È stato difficile per te farlo nella vita reale?
Sì, è stato molto difficile. Io sono uno che si giudica tanto, che si porta addosso il peso di ogni errore. Per anni mi sono sentito in colpa per cose che ormai erano passate, ma che continuavano a farmi male. Con il tempo ho capito che anche dagli errori nascono cose belle. 

Se potessi rivolgerti a te stesso di qualche anno fa con una frase di questa canzone, quale sceglieresti?
“Prenditi quello che non sarò mai”. È una frase forte, che parla di accettazione. Oggi direi al me più giovane di non avere paura di cambiare, di non sentirsi sbagliato solo perché non è riuscito ad essere quello che gli altri si aspettavano. Tutto quello che non siamo ci insegna comunque qualcosa. E va bene così.

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