Con una voce delicata e testi che scavano nelle emozioni più autentiche, Lux si affaccia sulla scena musicale con il suo nuovo singolo, Ariosto. Un brano nato dalla riflessione sulle dinamiche relazionali moderne, sulla paura della vulnerabilità e sulla tendenza a vivere sentimenti travolgenti senza fermarsi a comprenderli davvero.
Dietro il nome d’arte si cela Lucia, una giovane cantautrice di Reggio Calabria che ha trovato nella musica e nella scrittura il modo più sincero di raccontarsi. Con influenze che spaziano dalla canzone d’autore italiana a sonorità indie contemporanee, Lux trasforma ogni esperienza in parole e melodie capaci di far risuonare il cuore di chi ascolta.
In questa intervista, ci racconta il suo percorso, le sue ispirazioni e le emozioni che l’hanno portata a scrivere Ariosto.
Ciao Lux, presentati ai nostri lettori.
Ciao a tutti! Sono Lucia , ho 26 anni e il mio nome d’arte è Lux. Sono nata e cresciuta a Reggio Calabria, dove vivo ancora con i miei genitori, con cui ho un rapporto splendido. Studio Giurisprudenza, una disciplina che ha catturato il mio interesse ai tempi del liceo, quando ho avuto la possibilità di assistere a una simulazione di un processo.
La musica, però, è sempre stata una costante nella mia vita.
Oltre alla musica, amo scrivere: a volte si tratta di testi di canzoni, altre volte semplicemente di pensieri sparsi, spesso disordinati. Il mio nome d’arte, Lux, è nato quasi per caso durante la quarantena, quando ho aperto una pagina Instagram chiamata Wanderlux per condividere le mie esibizioni con l’ukulele. Pian piano, amici e conoscenti hanno iniziato a chiamarmi Lux, e da allora questo nome è diventato parte integrante della mia identità artistica.
Come e quando ti sei avvicinata alla musica?
La mia storia con la musica non inizia con un singolo evento, ma è sempre stata una compagna di vita. Da bambina, il mio primo contatto fu nel coro, dove imparai a lasciarmi trasportare dalle emozioni delle canzoni. Durante la quarantena, ho colto l’occasione per approfondire questo amore, imparando da sola a suonare l’ukulele. Fu in quel periodo che compresi quanto cantare da sola non potesse soddisfare la mia voglia di esprimermi artisticamente. Da allora, ho deciso di investire nel mio percorso musicale e, da tre anni, studio canto presso Rcvoceproduzione, un luogo che ormai considero una seconda famiglia e dove continuo a crescere .
Chi sono i tuoi artisti di riferimento?
La musica italiana occupa per me un posto quasi sacro: ogni nota racconta una storia e ogni melodia è un viaggio nel tempo. Adoro Marco Mengoni per quella capacità quasi magica di dare vita a ogni parola, ma non posso non menzionare Lucio Battisti e quella musica di un tempo che ancora oggi mi incanta. Le sue canzoni, cariche di poesia e genuinità, mi regalano emozioni autentiche, come un tuffo nel passato, anche se non posso dire che abbiano influenzato direttamente il mio percorso artistico.
Il mio stile si è formato ascoltando artisti contemporanei come Calcutta, Alfa, Gazzelle e Bresh, che mi hanno insegnato che anche con immagini semplici si possono raccontare storie complesse e universali. È con questo spirito che trasformo le mie esperienze in testi, cercando di far parlare il cuore di chi ascolta.
Se avessi l’opportunità, collaborare o duettare con Alfa sarebbe un sogno: il suo modo di scrivere e cantare, unito a quella genuina energia, rappresenta per me un vero e proprio inno alla bellezza della musica.
Come nascono le tue canzoni?
Le mie canzoni nascono quasi per magia, in momenti inaspettati. Non c’è un copione prestabilito: sono frutto di esperienze personali, di emozioni vissute e di istanti che mi colgono all’improvviso. A volte, nel silenzio della notte, mi capita di avere un’idea—una melodia o una frase che mi attraversa la mente—e mi metto subito a registrare qualche vocale, catturando quei frammenti che poi torno a sviluppare il giorno dopo. Altre volte mi lascio trasportare dal ritmo e mi ritrovo a cantare direttamente su un beat, quasi senza preavviso. Quasi sempre riesco a portare a termine un inedito in massimo due ore, aggiustando un po’ il tutto per renderlo ancora più personale e autentico. È questo il mio modo di fare musica: lasciarmi guidare dall’ispirazione e trasformare le emozioni in parole e suoni.
Cosa ne pensi del panorama musicale odierno?
Oggi, la scena musicale è così vasta e diversificata che è davvero un regalo poter ascoltare ogni tipo di suono, ogni genere, ogni idea. Però, se devo essere sincera, penso che ormai ci siano un po’ troppe persone che fanno musica, e non sempre con la stessa profondità o passione. Mi piace il fatto che chiunque possa avere la possibilità di esprimersi, ma a volte sembra che la musica sia diventata quasi una moda, una cosa da fare più per apparire che per sentire davvero ciò che si ha dentro.
Non voglio sembrare moralista, ma credo che la musica abbia un potere enorme. È un linguaggio che può toccare l’anima, far riflettere, emozionare, ed è un peccato che, talvolta, venga usata in modo superficiale. È bello vedere la varietà, certo, perché ognuno può trovare la propria voce, ma allo stesso tempo mi sembra che alcuni sfruttino questa possibilità più per una questione di visibilità, senza dare il giusto spazio alla sostanza.
Credo che la vera bellezza della musica risieda nell’autenticità, nella capacità di raccontare qualcosa di personale, che poi possa risuonare con gli altri. La musica può essere in ogni forma, ma quando diventa solo una formula, rischia di perdere quella magia che la rende unica.
Parliamo del tuo nuovo singolo. Come è nato? E che riscontro sta avendo con il pubblico?
Il mio nuovo singolo è nato all’improvviso, come tutto il resto della mia musica. È scaturito da un’esperienza molto personale, una riflessione che avevo dentro da un po’. In quel periodo, non riuscivo a capire perché alcune conoscenze, o relazioni, dovessero essere sempre così furiose, così tumultuose, come il personaggio di Ariosto che cito nel brano. Perché non c’era il coraggio di affrontare la pausa, di concedersi la possibilità di affezionarsi, di essere fragili? A volte ci accontentiamo di relazioni piene di alti e bassi, che alla fine si rivelano effimere e destinate a finire. È una riflessione sulla nostra difficoltà nell’essere vulnerabili e nell’affrontare i momenti di silenzio e distanza, che a volte potrebbero essere più sani di una continua ricerca di emozioni estreme.
Per quanto riguarda il riscontro con il pubblico, sono davvero felice di poter rispondere positivamente. Non mi aspettavo che il brano piacesse così tanto, non perché non abbia fiducia in me stessa o nel mio lavoro, ma essendo il mio primo singolo, non sapevo davvero cosa aspettarmi. Non mi interessa tanto parlare di numeri, ma è chiaro che i numeri mi stanno dicendo che le persone si stanno immedesimando nel testo. È davvero emozionante vedere che la mia riflessione è riuscita a toccare qualcuno, che altri hanno trovato qualcosa di personale e vero in quella canzone. Questo è il vero premio per me.
Ci sarà un album in arrivo? Cosa ci puoi anticipare al riguardo?
Parlare di un album, al momento, mi sembra ancora presto. Anche se, devo dire, di pezzi nel cassetto ne ho abbastanza da poterne fare uno! Ogni settimana porto al mio insegnante una nuova canzone, quindi il materiale non manca di certo. Però, credo che sarebbe più utile, per ora, continuare a lavorare sui singoli. Non ho niente in programma a breve, perché preferisco vivere giorno per giorno, senza forzare nulla. Sento che è meglio concentrarmi su ogni pezzo, darlo al pubblico quando è pronto, piuttosto che pensare troppo a lungo termine. Chissà, magari un album arriverà, ma al momento preferisco farmi conoscere un passo alla volta, un singolo alla volta.