"Ghost Rider" dei Roundeep: un viaggio musicale verso l'ignoto


Con "Ghost Rider", i Roundeep consegnano al pubblico un brano potente e denso di significato, che si impone come un'esperienza musicale viscerale e inquietante. La band riesce a fondere sonorità rock aggressive con liriche profonde, esplorando tematiche universali e suggestive come il destino, la giustizia e il peso delle conseguenze.

Al centro del brano c'è la figura simbolica del "Ghost Rider", un'entità oscura che incarna il giudizio, la vendetta e l'incessante ritorno delle azioni compiute. Questa forza inesorabile si muove come un'onda che rifluisce, riportando a chi l'ha generata il peso delle proprie scelte. In questo senso, il brano gioca con l'idea di karma, rendendola tangibile attraverso la personificazione di una figura carica di mistero e potenza.

Le atmosfere evocate dai Roundeep sono permeate di tensione e inquietudine. Le "stelle rotte" e i "destini segnati" suggeriscono un senso di inevitabilità, come se il corso degli eventi fosse già scritto e la resa di fronte all'inevitabile fosse l'unica risposta possibile. Il "Ghost Rider" diventa così un inno di sfida e di accettazione, un viaggio senza ritorno in una "notte senza fine" che invita gli ascoltatori ad affrontare l'oscurità interiore.

La scelta sonora dei Roundeep amplifica ulteriormente questa narrazione. Le chitarre distorte, le ritmiche serrate e una voce intensa accompagnano l'ascoltatore attraverso un'esperienza che è tanto musicale quanto emotiva. Con "Ghost Rider", la band non si limita a creare un brano rock, ma un vero e proprio rito d'ascolto, capace di lasciare un segno profondo.

In questa intervista, i Roundeep raccontano il processo creativo dietro "Ghost Rider", l'ispirazione che ha dato vita al brano e la loro visione artistica. Prepariamoci a scoprire cosa si cela dietro questa figura enigmatica e quale messaggio la band intende trasmettere attraverso la sua musica.

Potete raccontarci qualcosa di più su “Ghost Rider”? Qual è il messaggio principale del brano?
“Ghost Rider” parla di responsabilità e conseguenze: il messaggio principale è chiaro, tutto torna indietro. Ogni azione che compiamo ha un peso, e dobbiamo ricordare che, se siamo noi la causa delle ingiustizie, il karma prima o poi si presenterà a riscuotere il conto. Allo stesso tempo, il brano è anche un invito a non arrendersi di fronte alle difficoltà. In alcune situazioni, dobbiamo trovare il coraggio di trasformarci nel “Ghost Rider”, una figura simbolica che incarna la forza e la determinazione necessarie per affrontare ciò che è sbagliato. È un richiamo a riflettere sul ruolo che ognuno di noi gioca, ma anche un’esortazione a non temere di diventare una forza di cambiamento quando il momento lo richiede.

Il brano sembra avere una forte componente emotiva. Come è nato?
Il brano è nato da una sensazione di profonda rabbia verso le ingiustizie che viviamo e osserviamo ogni giorno. È stato quel sentimento a guidarci nella sua creazione, trasformandosi in un’urgenza che non potevamo ignorare. Tutto è partito da un riff di chitarra crudo e tagliente, che ha dato forma all’anima del pezzo. Da lì abbiamo costruito un vero e proprio viaggio emotivo, unendo l’energia della musica a un testo diretto e di forte impatto. La composizione è stata quasi catartica: ogni nota e ogni parola creano un equilibrio tra rabbia e voglia di riscatto. È una canzone che nasce da un’emozione sincera e che speriamo possa arrivare dritta al cuore di chi l’ascolta.

Come lavorate alla scrittura e alla composizione dei vostri brani? Avete un metodo o lasciate che tutto accada spontaneamente?
Non abbiamo un vero e proprio metodo fisso per la scrittura e la composizione dei nostri brani. Spesso ci annotiamo delle frasi o delle idee che ci vengono in mente, magari in momenti casuali, e in seguito le utilizziamo come base per i testi. Altre volte partiamo da pensieri o poesie che abbiamo scritto, cercando di trasformarli in musica. In alcune occasioni, invece, è la parte strumentale a prendere il sopravvento, ispirando tutto il resto del brano. È quello che sentiamo, nel profondo, a guidarci durante il processo creativo. Ogni brano nasce da un’esperienza o da un sentimento autentico.

Avete parlato di “rabbia della vita”. Quali sono le difficoltà che trovate più stimolanti da trasformare in musica?
Per noi, la difficoltà più grande e stimolante da trasformare in musica è il confronto con sé stessi. Guardarsi allo specchio, iniziare a cercarsi e conoscersi meglio, può essere un processo complesso, ma è anche il più autentico e necessario. Molti dei nostri brani affrontano proprio questo tema: la sfida di accettare chi siamo e, allo stesso tempo, di lavorare per diventare la versione migliore di noi stessi. Il cambiamento è inevitabile, ma il miglioramento richiede impegno e consapevolezza. Attraverso la nostra musica, speriamo di ispirare le persone a intraprendere questo percorso, ricordando che, nonostante le difficoltà, vale sempre la pena di lottare per crescere e trovare il proprio equilibrio.

Avete avuto molte esperienze live importanti. Qual è stato il momento più significativo?
Fortunatamente abbiamo avuto la possibilità di vivere tanti momenti significativi nella nostra carriera live. Tra questi, uno dei ricordi più emozionanti è sicuramente essere saliti sul palco alla Notte delle Chitarre, con artisti straordinari come Solieri, Cervetto e Civaschi, giusto per menzionarne alcuni. Un altro traguardo che porteremo sempre nel cuore è stato salire per ben due volte sul palco che sognavamo sin da bambini, l’Ariston. Calcare quel palco così iconico è stato un momento indelebile, che ci ha dato ulteriore forza e ispirazione per continuare a fare musica con passione.

Durante i vostri live, come reagisce il pubblico? Avete aneddoti particolari legati ai concerti?
Durante i nostri live si crea un turbinio di emozioni che ci lascia sempre senza parole: l’energia che diamo torna amplificata, creando una connessione unica. È proprio questa sintonia con il pubblico che rende ogni concerto speciale e indimenticabile. Tra i tanti aneddoti, ce n’è uno che ci è rimasto particolarmente nel cuore. Durante il nostro tour in Emilia Romagna, al termine di una serata, abbiamo ricevuto un messaggio da una signora. Ci ringraziava per lo splendido concerto e ci ha scritto che, arrivata ai sessant’anni, quella serata le aveva insegnato cosa fosse davvero la vita. Sono momenti come questo che ci ricordano il potere della musica e il motivo per cui facciamo ciò che facciamo.

Vi considerate una band più “da studio” o “da palco”? Dove sentite di esprimervi al meglio?
La risposta è semplice: siamo animali da palcoscenico. È sul palco che sentiamo di esprimere al meglio chi siamo e cosa vogliamo trasmettere. L’energia di un live, il contatto diretto con il pubblico, la possibilità di condividere emozioni in tempo reale, sono esperienze che non hanno eguali. In studio troviamo la concentrazione e la cura dei dettagli, elementi fondamentali per costruire i nostri brani e renderli unici. Ma è durante i concerti che le nostre canzoni prendono davvero vita, trasformandosi in qualcosa di ancora più potente. Il palco è il nostro habitat naturale, il luogo dove ogni nota, ogni parola e ogni emozione si amplificano.

Il vostro percorso è molto variegato, tra contest e live importanti. Come vivete la competizione nell’ambiente musicale?
Per noi, la vera competizione è con noi stessi. Non facciamo gare con nessun altro, ma cerchiamo costantemente di superarci e di crescere come artisti. Ogni contest a cui abbiamo partecipato, che fosse una vittoria o meno, è stato un’opportunità per metterci alla prova, valutare il nostro lavoro e migliorarci sempre di più. Allo stesso modo, ogni palco importante che abbiamo calcato rappresenta per noi un punto di partenza, mai di arrivo. Ogni esperienza ci insegna qualcosa di nuovo e ci spinge a dare sempre di più, a puntare più in alto. La competizione, per come la intendiamo noi, non riguarda gli altri, ma è una sfida continua per diventare la versione migliore di noi stessi, sia come band che come persone.

Qual è la sfida più grande che avete affrontato finora come band?
Abbiamo affrontato davvero tante sfide nel nostro percorso, ma quella che ci ha dato le soddisfazioni più grandi è stata sicuramente la vittoria di Una Voce per l’Europa. È stata una prova che ci ha messo alla prova sotto ogni aspetto, ma ci ha anche permesso di dimostrare quanto lontano potessimo arrivare. Ha segnato un punto di svolta importante, dandoci la possibilità di crescere ancora di più e di affrontare nuovi traguardi con maggiore determinazione. È stata non solo una conquista musicale, ma anche un riconoscimento del nostro impegno e della nostra passione.

Dopo il successo con “Canzone nuova” e ora con “Ghost Rider”, quali sono i vostri progetti futuri?
Stiamo lavorando a tantissime cose e il 2025 sarà un anno davvero pieno di novità. A partire dalla raccolta dei nostri brani, che raccoglierà il meglio della nostra musica, fino a nuovi inediti che esploreranno temi altrettanto potenti ed emozionanti. Ovviamente, non possiamo svelare troppo in anticipo, ma possiamo dire che ci sono molti progetti entusiasmanti in arrivo! Per non perdere nulla di ciò che faremo, vi invitiamo a seguirci sui nostri canali social: Instagram (@roundeep.band) e TikTok (@roundeep), per conoscerci meglio e restare aggiornati su tutte le novità e i progetti che stiamo preparando.

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