“Stelle e Brividi” e il valore del tempo: intervista a Fabiola


Con “Stelle e Brividi” Fabiola firma una ballad che nasce nelle giornate luminose dell’estate ma porta con sé la malinconia gentile del suo finire. È una canzone che vive nel passaggio, in quel momento sospeso in cui il calore lascia spazio alla nostalgia e i ricordi tornano a farsi sentire con forza, legati a luoghi, sensazioni e istanti che hanno inciso qualcosa di profondo.

Il brano si muove su sonorità dolci e avvolgenti, dove romanticismo e introspezione si intrecciano con naturalezza. “Stelle e Brividi” racconta il desiderio di tornare, di rivivere emozioni che non si sono mai davvero spente, trasformandole in un racconto intimo capace di parlare a chi ascolta senza filtri né artifici.

In questa intervista per Effetto Musica, Fabiola si racconta partendo dalla sua identità artistica: il rapporto con una nuova generazione di cantautrici italiane, la difficoltà di restare autentici in un panorama dominato dalla velocità e dai trend, il valore della scrittura emotiva e della collaborazione creativa. Un dialogo che mette al centro la sua visione della ballad come esperienza narrativa ed emotiva, e che restituisce il ritratto di un’artista attenta, consapevole e profondamente legata alla verità delle proprie canzoni.

Il tuo sound fonde pop, romanticismo e introspezione: ti senti parte di una nuova generazione di cantautrici italiane?
Mi ritrovo molto in questo mix di caratteristiche e l’idea di poter appartenere a una nuova generazione di cantautrici italiane è qualcosa di bello e affascinante perché significa essere associate ad uno stile preciso con delle caratteristiche specifiche. 
 
Quanto è difficile oggi restare autentici nel panorama musicale?
Penso che a volte essere difficile per gli artisti giovani che riescono ad arrivare a certi livelli rimanere autentici perché spesso vince la velocità di produzione per i social media, la ricerca del "successo" immediato, che spesso spinge gli artisti a conformarsi a trend, sacrificando l'espressione genuina per la visibilità e i numeri e ci si immerge in un sistema dove diventa difficile rallentare il ritmo per creare qualcosa di più profondo, originale e autentico. 

C’è un artista contemporaneo con cui ti piacerebbe collaborare?
Ci sono molti artisti contemporanei con cui mi piacerebbe collaborare. Il mio sogno più grande è quello di poter collaborare con Nek che seguo e ascolto fin da quando ero ragazzina. 

Come scegli il tono e la direzione emotiva di un brano quando inizi a scriverlo?
Il tono e la direzione emotiva di un brano è come se arrivassero in maniera spontanea appena inizio a scrivere un brano. In base al vissuto che voglio raccontare, in automatico si crea una connessione con le emozioni che provo e che vorrei esprimere e da qui provo a trasformarle in musica e parole. A questo punto diventa fondamentale la collaborazione con altri autori per trovare scenari, colori e immagini che esprimono al meglio ciò che vorrei raccontare. 

Cosa distingue, secondo te, una ballad “vera” da una semplicemente “sentimentale”?
Una ballad “vera” penso sia caratterizzata da una trama definita, una storia da raccontare e si può definire come un’esperienza emotiva musicale descritta da un racconto. Penso che la ballad semplicemente “sentimentale” non sia così tanto diversa, il focus di quest’ultima è sicuramente orientato maggiormente verso un sentimento e un’emozione da trasmettere attraverso sonorità evocative e arrangiamenti ricchi creati con pianoforte, chitarre, archi. 

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