Biagio Andrea scrive testi fin da quando aveva 18 anni. Per lui, la musica è stata un catalizzatore di pensieri e una valvola di sfogo. Crede fermamente nel valore psicologico della musica, ovvero la capacità di mostrare la parte più autentica di se stessi. La sua passione per la musica l'ha portato a studiare canto, chitarra e pianoforte. Ha partecipato a diversi concorsi per autori, ricevendo alcuni premi. Ha anche avuto l'opportunità di far parte di una band che l'ha supportato in un progetto acustico a Roma. Oggi, partecipa a eventi letterari come moderatore e musicista.
Ciao Biagio, presentati ai nostri lettori.
Ciao a tutti, sono Biagio Andrea: cantautore allo smonto e nei sogni (ride, ndr). Nella vita faccio l’infermiere a Roma, ma la musica è il mio modo per restare vivo e presente. Scrivo per dare voce a quello che spesso non si riesce a dire a parole.
Come e quando ti sei avvicinato alla musica?
È successo da ragazzo. Cantavo per sfogarmi, per mettere ordine dentro. Poi ho capito che era più di un passatempo. Ho studiato canto alla Lizard Accademie e, dopo varie esperienze, ho iniziato a scrivere cose che sentivo davvero mie.
Chi sono i tuoi artisti di riferimento?
De André e Rino Gaetano, senza dubbio. Il primo per la poesia e la profondità con cui raccontava le persone, il secondo per la libertà e l’ironia nel dire le cose. Mi hanno insegnato che la musica non serve solo a suonare bene, ma a dire qualcosa che resti.
Come nascono le tue canzoni?
Da quello che vivo. A volte parto da un testo, altre da un giro di accordi al pianoforte. Spesso nascono di notte, quando tutto tace. “Ed ecco la libertà” è venuta fuori proprio così: dal bisogno di scegliere me stesso, di lasciar andare ciò che non serviva più.
“È la canzone che segna una scelta: smettere di aspettare e iniziare a vivere davvero.”
Cosa ne pensi del panorama musicale odierno?
È un mondo pieno di opportunità, ma anche di rumore. È bello che chiunque possa farsi ascoltare, ma è facile perdersi cercando approvazione. L’unica bussola è restare sinceri: se non ci credi tu, non ci crederà nessuno.
Parliamo del tuo nuovo singolo. Come è nato? E che riscontro sta avendo con il pubblico?
“Ed ecco la libertà” parla proprio di questo: del momento in cui decidi di smettere di aspettare il permesso per essere felice. È una canzone che mi rappresenta al cento per cento. Sta ricevendo bei messaggi da chi si riconosce nelle parole, e questa è la cosa più bella.
Ci sarà un album in arrivo? Cosa ci puoi anticipare al riguardo?
Sto scrivendo tanto. Non voglio correre, ma c’è un’idea precisa: un racconto in più capitoli, in cui ogni brano è un pezzo di strada. Per ora continuo a pubblicare singoli e a portare la mia musica dal vivo, senza forzare i tempi.

