Alessia: il coraggio di cambiare ritmo in “Un pezzo che fa”

 


Con “Un pezzo che fa”, Alessia apre un nuovo capitolo del suo percorso artistico. Il singolo, dal ritmo frizzante e dall’atmosfera estiva, alterna sfumature blues e pop, restituendo tutta l’energia e la determinazione di chi sceglie di fuggire da ciò che opprime per ritrovare sé stessi.

Un brano che non nasce per adattarsi alle etichette di genere, ma per raccontare una trasformazione personale attraverso un sound immediato, fresco e fuori dalla comfort zone. Tra estensioni vocali spinte, arrangiamenti curati nei dettagli e una scrittura che riflette esperienze reali, Alessia si mette in gioco fino in fondo, dimostrando che cambiare, anche musicalmente, è possibile.

Ne abbiamo parlato con lei per Effetto Musica.

Quali sono le influenze musicali dietro il sound di “Un pezzo che fa”?
Sono una persona abbastanza eclettica, che si spinge generalmente verso le sonorità blues e pop, ma non escludo l’attingere ad altri stili, ad esempio mescolando una piccola parte “rap”. Non mi definisco in uno stile unico, per questo non voglio che la mia musica sia etichettata in un genere preciso.

Come hai affrontato la parte vocale, visto il ritmo frizzante e fuori dai tuoi soliti schemi?
Inizialmente ho fatto molta fatica, perché questa canzone non era nella mia comfort zone sia a livello ritmico che a livello di estensione vocale, quindi sapevo che avrei dovuto prendermi il rischio di provare. Siccome amo le sfide questa cosa mi ha motivato parecchio a fare meglio e capire che in fondo forse la vera comfort zone non esiste. 

Hai parlato di sfumature blues e pop: come le hai bilanciate nel brano?
Nel brano è sicuramente più evidente la sfumatura pop del ritornello, ma di fondo rimane la sonorità blues, presente soprattutto nel bridge dove si evidenzia maggiormente anche il mio timbro vocale.
Ho cercato quindi di equilibrare questi due generi il più possibile, come vorrei fare per il mio progetto musicale. 

C’è un passaggio della canzone che ti ha dato più filo da torcere in fase di registrazione?
In fase di registrazione il passaggio in cui ho fatto più fatica è stato il ritornello che spinge quasi al limite della mia estensione vocale, quindi c’era bisogno come prima cosa di molta aria, e dall’altra tanta pancia perché solo con l’intenzione giusta viene fuori ciò che si vuole trasmettere davvero.

Quanto è stato importante per te il lavoro di produzione in studio?
Sicuramente molto intenso e importante per capire come avrei voluto fosse il risultato finale, ma penso sia stato il coronamento di una continua pratica della canzone da parte mia che così facendo ne ha risultato una maggiore facilità di lavoro in studio. Indipendentemente dal lavoro autonomo, mi son sentita subito a mio agio nello studio, ascoltata e il risultato della produzione è proprio come me l’ero immaginato.

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