"Il canto delle paure" di Tommaso Sangiorgi è una dedica profonda e intima alla sorella Giulia, un brano che esplora il loro legame fraterno, segnato da distanze emotive ma anche da un forte desiderio di riconciliazione. Con un sound pop moderno arricchito da influenze cantautorali classiche, la canzone affronta temi come il perdono, la speranza e la resilienza. Si propone come una "ninna-nanna per far tacere i nostri silenzi", un’offerta di conforto, una mano tesa prima di intraprendere insieme un nuovo cammino per affrontare le difficoltà.
Il brano esprime il desiderio di non ripetere gli errori del passato e di superare le "notti più ripide", unite dalla promessa di aspettarsi in un luogo immaginario dove gli abbracci guariscono le ferite e dove si può danzare sopra le proprie paure. L'immagine delle "nuvole" evoca la leggerezza e il desiderio di un futuro in cui, anche nei momenti difficili, c'è spazio per la speranza.
Ciao Tommaso, presentati ai nostri lettori.
Ciao a tutti i lettori di Effetto Musica! Sono Tommaso Sangiorgi, e durante le giornate lavoro come social media manager, con una laurea in Comunicazione.
Di notte, però, divento un cantautore. Amo il cantautorato classico, il pop, l’indie e il rap, e attraverso la musica racconto la mia vita, le emozioni e le esperienze che vivo ogni giorno. Scrivere canzoni per me è un’esigenza, un modo per dare voce a ciò che sento e condividerlo con gli altri.
Come e quando ti sei avvicinato alla musica?
La mia passione per la musica è nata grazie a mia madre, che fin da piccolo mi faceva ascoltare i grandi cantautori italiani, da Lucio Battisti a Lucio Dalla. Ma la vera scintilla è scattata quando avevo circa sei anni, durante una recita scolastica. Il mio professore di musica mi fece cantare “La Gabbianella e il gatto” di Ivana Spagna. Ero un bambino molto introverso, e l’idea di esibirmi davanti a tutti mi terrorizzava. Però, non appena iniziai a cantare le prime parole, la paura svanì e successe qualcosa di magico: il pubblico si alzò in piedi applaudendomi. In quel momento capii che il palco era casa mia.
Nel 2013-2014, oltre alla scuola, iniziai a fare il DJ, prima nelle feste private e poi nelle discoteche della mia città, Ravenna. Parallelalemnte, in quegli anni, il mio migliore amico mi fece scoprire il rap, e da lì nacque la voglia di scrivere le mie prime canzoni, inizialmente tutte in stile rap. Col tempo, la mia musica si è evoluta, passando da sonorità urban a un cantautorato più classico, fino ad arrivare al mio ultimo singolo, Il canto delle paure, che rappresenta a pieno questo percorso di crescita artistica.
Chi sono i tuoi artisti di riferimento?
I miei artisti di riferimento sono molto diversi tra loro e spaziano tra generi differenti. Per quanto riguarda il cantautorato classico, sono cresciuto ascoltando Lucio Battisti e Lucio Dalla, ma anche Zucchero, che mia madre metteva spesso in casa.
Guardando alla scena indie contemporanea, mi ispirano molto artisti come Gazzelle, Brunori Sas, Mobrici e Calcutta.
Nel mondo rap, invece, apprezzo artisti come Marracash, per la potenza dei suoi testi, Salmo e Fabri Fibra.
Come nascono le tue canzoni?
Le mie canzoni nascono dall’ispirazione che trovo nella vita di tutti i giorni. Possono prendere forma da qualsiasi cosa: una relazione che finisce, l’inizio di un nuovo amore, una discussione con i miei genitori o un confronto con un amico. Spesso, quando qualcuno si confida con me, sento l’esigenza di trasformare le sue parole in musica, quasi come un modo per aiutarlo o per dare voce a quelle emozioni.
Una cosa fondamentale è che ogni canzone che scrivo è sempre una dedica. Nel corso degli anni ho scritto brani per mio padre, per la ragazza di cui mi sono innamorato, per quella con cui mi sono lasciato… Ogni canzone ha un destinatario preciso, una persona reale a cui è rivolta. Sto ancora aspettando di scrivere la canzone dedicata a me stesso, ma so che arriverà anche quella.
A volte, una mia canzone è la fotografia di un momento, anche di un singolo istante.
Cosa ne pensi del panorama musicale odierno?
Penso che in questo momento storico della discografia ci sia un interessante ritorno al passato, un rinnovato interesse per il cantautorato, come abbiamo visto anche al Festival di Sanremo, dove la vittoria ha premiato proprio questo genere. Sono molto felice di questa tendenza, perché è proprio il tipo di musica in cui mi riconosco e in cui mi posiziono.
Ci sono tanti talenti, senza dubbio, ma purtroppo ci sono anche autori che rischiano di cadere nei soliti cliché, finendo per creare musica più orientata a logiche di mercato piuttosto che a una vera ricerca poetica e artistica. La musica, a mio avviso, dovrebbe sempre essere un'espressione autentica, che vada oltre la semplice esigenza commerciale.
Parliamo del tuo nuovo singolo. Come è nato? E che riscontro sta avendo con il pubblico?
Il mio ultimo singolo, Il canto delle paure, è nato nell'ottobre del 2023, nella mia tavernetta, che è il mio rifugio sicuro, il luogo dove scrivo le canzoni e passo del tempo con gli amici. Quel giorno ero sul divano della tavernetta e, all'improvviso, un pensiero mi colpì come un fulmine: da tre mesi non mi sentivo con mia sorella Giulia, e pensai a come, nella nostra vita, ci siamo abbracciati solo due volte. Mi resi conto che, quando i nostri genitori non ci saranno più, saremo soltanto noi due a condividere lo stesso sangue.
Questa riflessione mi fece capire che dovevo fare qualcosa per sanare quel silenzio che si era creato tra di noi nel corso degli anni. Così, Il canto delle paure è nata come un'esigenza, una dedica a mia sorella, una canzone che cerca di abbattere quel muro di distanza emotiva che si era formato tra noi. È una canzone che canta le nostre paure reciproche, quelle che ci hanno allontanato nel tempo, e il desiderio di recuperare un rapporto che stava svanendo.
Per quanto riguarda il riscontro del pubblico, sono davvero contento della risposta che sta arrivando. La canzone sta toccando corde profonde in molte persone, e ricevo spesso messaggi di chi si riconosce nelle stesse emozioni, nelle stesse paure. È una canzone che parla di temi universali, come la distanza emotiva e la necessità di recuperare i legami familiari e non.
Ci sarà un album in arrivo? Cosa ci puoi anticipare al riguardo?
Mi sono dedicato intensamente alla scrittura per un anno e mezzo, rinchiudendomi in studio. Durante questo periodo sono nate molte canzoni, che verranno pubblicate tutte come singoli. Al momento, non è previsto un album, ma ci saranno molte uscite nei prossimi mesi, fino a gennaio dell’anno prossimo. Ogni singolo avrà il suo spazio per raccontare parti di mia vita, e sono davvero entusiasta di condividerli uno dopo l’altro.