Piuma torna con un nuovo singolo che profuma d’estate, malinconia e sincerità: “6 di agosto” è una canzone che scava nei ricordi, nella dolcezza e nella fragilità dei legami umani. Dopo aver calcato palchi importanti aprendo i concerti di Big Mama e Ditonellapiaga, l’artista sceglie ora di mostrarsi nella sua versione più intima, regalando al pubblico un brano che è insieme confessione e carezza.
Con una scrittura diretta ma poetica, Piuma
racconta l’emozione del tempo che passa, dei giorni che lasciano un segno e
delle estati che diventano simbolo di un sentimento sospeso. “6 di agosto” non
è solo una data, ma uno spazio emotivo: quello in cui le cose cambiano, ma
restano dentro di noi.
In questa intervista per Effetto Musica, Piuma parla della sfida di portare sul palco un brano tanto personale, del rapporto con i social come estensione del racconto musicale, e di come autenticità e immagine possano convivere senza snaturare la verità di un artista che continua a correre verso la sua estate interiore.
Dopo aver aperto i concerti di Big Mama e Ditonellapiaga, cosa significa ora presentare un brano così intimo al pubblico dal vivo?
È una sfida bellissima. Aprire i concerti di artisti così forti è stato un grande onore, lì il pubblico ti ascolta con curiosità e tu devi conquistarlo. Con un brano intimo come “6 di agosto” è diverso: è come consegnare una parte di me più fragile, ma penso che proprio questa sincerità crei un legame speciale con chi ascolta.
La vivo con naturalezza, senza forzature. I social sono un mezzo per far arrivare la musica, ma cerco sempre di rimanere autentico. Se una mia canzone diventa colonna sonora di una story, vuol dire che è entrata in un momento di vita reale di qualcuno: è il complimento più grande.
Per un artista emergente andare ad un live e vedere molti ragazzi che cantavano con me i miei brani, è lì che capisci che le tue parole non restano tue ma condivisibili, ed hai la grande soddisfazione di aver trasmesso qualcosa di tuo.
Credo di sì, ma non come imposizione: oggi le immagini sono parte integrante del racconto. Però l’immagine deve essere coerente con la musica, altrimenti si rischia di diventare artificiosi. Io cerco sempre di raccontare con la stessa sincerità sia nelle canzoni che nei contenuti visivi.
Ce ne sono tanti a dire il vero, direi Cremonini o Marco Mengoni, Francesco Gabbani , sono i primi che mi vengono in mente che hanno quella capacità rara di unire intensità e leggerezza, e penso che potrebbero giocare bene con il mood di “6 di agosto” .