Cristina Bonan: nel nuovo singolo “Il peso dell’amore” la delicatezza di un addio che non si dimentica


Con il suo nuovo singolo Il peso dell’amore, Cristina Bonan ci accompagna dentro un viaggio emotivo fatto di solitudine, ricordi e rinascita. Il brano racconta ciò che resta dopo la fine di una relazione: i piccoli gesti quotidiani, le immagini che riaffiorano, il vuoto che lascia chi abbiamo amato. In un’atmosfera intima e sospesa, Cristina dà voce a quel momento fragile in cui si è costretti a ricominciare, pur non sapendo bene da dove partire.

La canzone – scritta da Massimo Torresin ma interpretata con profonda autenticità da Cristina – si muove tra malinconia e consapevolezza, esprimendo la difficoltà di mettere da parte il passato per poter tornare a vivere. In questa intervista, l’artista racconta il suo legame con il brano, le emozioni che l’hanno attraversata e l’importanza del tempo per trasformare il dolore in memoria, senza mai rinnegare ciò che si è vissuto.

Il peso dell’amore” è un brano molto intimo: quando hai capito che eri pronta a raccontare questo tipo di emozione?
Sicuramente non è stato semplice capire quando fosse il momento giusto per affrontare un'emozione così intensa e personale. C’è sempre bisogno di tempo per metabolizzare tutto quello che si sente dentro e riuscire trasformarlo in qualcosa da trasmettere agli altri. È un brano che richiede una grande maturità emotiva, e solo dopo aver accettato certe ferite ho potuto interpretarlo con autenticità.

Cosa ti ha aiutata maggiormente a trasformare la fine di una relazione in musica?
Credo che la cosa che più mi ha aiutata sia stata l’onestà con me stessa. È stato molto importante per me riuscire a guardarmi dentro e distinguere tutte le emozioni che provavo. Ma una volta riuscita, allora quel dolore è pronto ad essere trasformato in musica. Anche confrontarmi con chi mi conosce bene ha avuto un ruolo importante: parlare, ascoltare, non sentirmi sola in quel momento. E poi ovviamente c’è stato il lavoro incredibile di Massimo Torresin, che ha saputo tradurre tutto questo in parole e melodia.

Quanto è difficile, secondo te, mettere in pausa i ricordi per poter ripartire?
È una delle cose più difficili in assoluto, i ricordi si nascondono in ogni piccolo gesto quotidiano e anche quando si pensa di essere pronti a ripartire, qualcosa ti riporta indietro. Ma credo che il tempo sia davvero l’unica cura in questo percorso; con il tempo si impara a convivere con i ricordi senza che facciano male come prima. Non si cancellano, ma si trasformano.

Scrivere è stato più uno sfogo o un modo per trovare risposte?
Anche se non sono stata io a scrivere direttamente questo brano, sento che ogni parola mi appartiene profondamente. Massimo, che ha scritto “Il peso dell’amore”, ha saputo tradurre perfettamente le emozioni che volevo trasmettere. Negli altri miei pezzi, dove ho avuto la possibilità di scrivere io stessa, posso dire che entrambe le dimensioni — lo sfogo e la ricerca di risposte — convivono sempre nella scrittura. Il processo di scrittura aiuta a liberarsi da ciò che ci opprime ma anche a comprendere meglio se stessi.

C’è una frase del testo a cui sei particolarmente legata?
Sì, la frase “Riaffiorano alla mente cose che non ti dirò, tipo chi eravamo prima di noi e chi saremo poi”. Sono molto legata a questa frase perché racchiude un’intera storia, fatta di ciò che si è vissuto prima e di quello che forse non si avrà mai più. Parla del cambiamento che una relazione porta dentro di noi, anche dopo che è finita. Le persone che amiamo lasciano segni, tracce, come piccole “macchie” che restano su di noi. Non spariscono mai del tutto, ma diventano parte di quello che siamo. Ed è proprio questo il peso dell’amore: qualcosa che ci si porta dentro, che forma e trasforma. 

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