Antonino: “Abbiamo cercato l’autenticità anche nel movimento”. L'intervista di Effetto Musica

C’è una sala anni ’80, corpi in movimento e una corsa contro il tempo. Il videoclip di “Un’ora d’amore” è un racconto visivo forte e coerente con l’essenza del brano. Antonino ci racconta l’intero processo creativo, tra coreografie emozionanti e significati nascosti.

Nel videoclip di “Un’ora d’amore” l’ambientazione anni ’80 è centrale. Che suggestioni volevi evocare?

Volevo evocare un’epoca che ha segnato la musica e l’immaginario collettivo. Gli anni ’80 sono stati un momento di libertà, di espressività forte, di corpi che si muovono senza paura. Il videoclip è un omaggio a quel mondo, ma anche un modo per raccontare un amore che corre, che suda, che non si nasconde.

Le coreografie sembrano raccontare l’emotività del brano. Quanto è stato difficile tradurre il sentimento in gesto?

Abbiamo lavorato tantissimo con la coreografa Annalisa Marcelli per far emergere la verità del brano nei movimenti. Non si tratta solo di ballare: è dare corpo a un’urgenza, a un bisogno d’amore. Volevo che ogni passo raccontasse una parte del mio vissuto, e ci siamo riusciti anche grazie a un cast di ballerini che ha portato dentro la propria umanità.

Cosa ti ha spinto a esplorare tematiche più contemporanee come l’amore fluido e veloce?

Viviamo in una società dove i sentimenti sembrano consumarsi in fretta. Ma l’amore, anche quando dura poco, può essere totalizzante. “Un’ora d’amore” parla proprio di questo: di un’ora che vale una vita, di una connessione che non ha bisogno di etichette. È un modo per dire che ogni amore è degno, ogni relazione ha il diritto di esistere, anche solo per un istante.

Hai una carriera che unisce televisione, premi internazionali, live. Dove ti senti più “vero”?

Sul palco. Sempre. La televisione è stata una vetrina importante, mi ha dato tanto, ma è nel live che riesco a essere nudo, autentico. Quando canto davanti a un pubblico sento che tutte le maschere cadono: resto io, la mia voce, e le storie che voglio raccontare.

Cosa ti porti dietro delle tue esperienze precedenti in progetti come Tale e Quale Show o Bake Off?

Ogni esperienza è stata un tassello. “Tale e Quale” mi ha insegnato la disciplina, la voglia di mettermi in gioco. “Bake Off” invece è stato più leggero, divertente, mi ha fatto scoprire un altro lato di me. Ma entrambe le esperienze mi hanno ricordato una cosa fondamentale: l’importanza dell’ascolto, verso se stessi e verso gli altri.

“Un’ora d’amore” è solo l’inizio. Cosa dobbiamo aspettarci dal progetto VENTI25 nei prossimi mesi?

VENTI25 è un viaggio nella mia storia e nella mia evoluzione. Dopo “Un’ora d’amore” arriveranno altri inediti, ognuno con un’anima diversa, ma tutti legati da un filo comune: la voglia di raccontarmi senza filtri. Ci sarà anche un grande concerto evento a Roma, un momento in cui tutte le tappe di questi vent’anni si uniranno in un’unica, grande emozione.


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