Alla scoperta del mondo creativo di Daniele Faraotti con il singolo “Calano i colli”

Oggi abbiamo l'opportunità di immergerci nel mondo creativo di Daniele Faraotti, per scoprire cosa lo ha ispirato nella composizione del singolo “Calano i colli” e quali messaggi intende comunicare attraverso la sua musica. Accogliamo quindi con entusiasmo l'artista per svelare i segreti dietro questo brano e per esplorare il suo percorso artistico.
 
Qual è stato il momento più significativo della tua carriera finora e perché? 
Una carriera sola ? Io  ho più carriere. Quasi tutte deraglianti ossia deragliate, per molti aspetti e in molti frangenti. Dico quello che penso e talvolta capita di compromettere sviluppi di carriera…aaah boccaccia mia statti zitta. A parte gli scherzi, che poi scherzi non sono, non ti so dire quale sia il momento più significativo. Forse quando sono passato di ruolo nella scuola media, dopo circa dodici anni di precariato. Miracolosamente  si era avverato il precetto zappiano, anche se all’epoca non lo conoscevo ancora : trovati un lavoro e fai la musica che vuoi, se succede qualcosa bene, altrimenti ti sei divertito. Precetto già riferito e messo in pratica da un certo Marcel Duchamp. Ecco, mi pare che il divertimento sia il momento più significativo. La musica mi rapisce e mi diverte, tutto il resto, non voglio dire che non conti  niente, conta poco. Qualcuno cantava “ canta che conti “, credo fosse ironico, era Rapso, un amico,  uff , mica per Rapso, ma quanti sono i cantanti tutti? Per me la metà della popolazione mondiale è costituita da cantanti……… 
 
Qual è il messaggio principale che vorresti trasmettere attraverso la tua musica? 
Vorrei che fosse un sms. Forse è anche per questo che scrivo canzoni. Un mondo, tutto lì, in tre minuti e mezzo. Se la magia riesce la canzone poi vive in eterno. Vabbè, forse in eterno è un azzardo ma diciamo che tira dritto per un bel pò. La musica è un’ alchimia, certe volte riesce altre no. Come si misura il suo valore? Attraverso le vendite? I like? Le comparsate? Non credo ma è pur sempre un’eventualità. Ah, ma tu mi chiedevi del messaggio, boh…la musica è la musica, le parole contano poco, si qualche volta vogliono dire qualcosa, ad esempio,   calano i colli tra i ritornelli ti dice che sta civiltà, sta società, ci ha già un pò rotto li c…..
 
Cosa consiglieresti ai giovani musicisti che stanno iniziando la propria carriera nel mondo della musica? 
Stravinsky ai giovani consigliava di aspettare. Qualcuno ironizzava dicendo che Stravinsky consigliava così per avere  commissioni  tutte per lui, e  così i premi e i cachet. Stravinsky aveva fama d’essere uno piuttosto tirato in fatto di soldi. Del resto, come biasimarlo, il suo pezzo più eseguito, più rappresentato, causa la rivoluzione di ottobre, per cinquanta anni non ha maturato nessun diritto d’autore. Scusa, come al solito eludo le domande, torniamo a noi.   Ai giovani consiglierei di  :
 ASPETTARE. Aspettare cosa? La terza guerra mondiale ? Vabbe’ ho capito,oooh, fate un pò quel c… che vi pare. Io ho aspettato.  Del resto avevo riferimenti così alti.  I Gentle Giant  ( !! ), passavano dal vibrafono alla tromba, dal basso alla chitarra, dal pianoforte al violoncello,  suonavano tutti gli strumenti e scrivevano una musica bellissima, complessa e originale. Come vedi, l’anagrafe mi fa fare la parte dello zio anziano…son già qui che dico ai miei tempi.  Pensavo che non  ci sarei mai arrivato, ben inteso, meno male che ci sono arrivato. Voglio diventare il brontolone più brontolone degli zii. Voglio vincere il campionato. Voglio vincere l’UNCLE MEAT d’oro.
 
Qual è il significato dietro il titolo del tuo ultimo singolo "Calano i colli"? C'è una storia particolare o un'ispirazione che hai voluto condividere attraverso questo titolo? 
Il tempo ci accorcia il collo, la forza di gravità fa il suo lavoro. La società invece te lo tira da quando nasci, nonostante le due forze tirino in senso contrario l’una rispetto all’altra,  il collo cala. Evidentemente sul collo, ma solo sul collo, la forza di gravità ha la meglio. La storia particolare è una risposta che Orson Welles rifila a Peter Biskind a proposito di colli che calano, compreso il suo e quello di Elisabeth Taylor.  Al contempo  sottolinea come la società moderna, ad ogni problema metta a disposizione una  o più soluzioni.  Naturalmente le soluzioni  non saranno fornite gratuitamente ( warning ). E’ finito il tempo delle cure termali gratuite per il pubblico impiego ossia per altre categorie di persone. Categoria di persone mi fa venire in mente i generi musicali. AhAhAhAh !  Un allungatore di colli pronto a metterti a nuovo  c’è sicuramente da qualche parte. Tu credi che il collo te lo stia tirando un fisioterapista ? Non ne sarei  così sicuro.
 
Come vedi il ruolo della musica nell'influenzare e riflettere la società e la cultura contemporanea?
Faccio fatica a risponderti. Non so dirti se sia fantascienza o quisquiglianza ma sapere che il governo americano ha deciso  di inviare a Woodstock quintalate di droga tagliata male per fiaccare una generazione mi lascia tuttora senza parole. Incredulo, forse  perché quelli della mia generazione ci speravano in quei tre giorni di pace,  amore e musica. Che dietro la morte di Hendrix e  di Lennon ci siano i servizi segreti americani, non è notizia ufficiale ma è cosa nota. Quei due  guagliunciè’ll oltre a voler  finanziare l’ IRA , magari con un concerto ( John, ) e a  sostenere le Black Panther ( Jimi ), avevano un ‘influenza enorme sui giovani, e l’establishment naturalmente lo sapeva e quindi li temeva. La musica può influenzare eccome. Di  che si impicciano quei due? e quella canzone? è bene censurarla perché inneggia….sto parlando della mia generazione,  sto parlando di quello che ha visto  la mia generazione. Oggi un nuovo modello sta facendo breccia.  Nuovo ossia antichissimo, non saprei dire. Fama, successo, soldi, vanità ed ambizione. Non c’è vestito migliore. Mette a posto tutto, poca importa se sei una testa di c. E io ? Vabbè che c’entra, esclusi i presenti no? La mia generazione ha perso cantava Gaber,  la mia invece ( almeno non ) ha perso l’abitudine di dire quel che pensa.
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