Il nuovo singolo di
Claudio Sirigu si intitola "Le Statali", un brano emotivo e
malinconico, una ballad acustica ambientata nel contesto universitario di
Milano. La canzone offre un racconto agrodolce sulle dinamiche interpersonali
che si sviluppano in tale contesto. In un ambiente dispersivo e affollato,
popolato da persone nuove e sconosciute, il narratore del brano non si sente
completamente a suo agio e sviluppa una certa paura di creare legami. Quando il
testo fa riferimento a una ragazza specifica, vuole in realtà rappresentare la
difficoltà di connettersi con l'intero contesto prima ancora che con una
singola persona. Tuttavia, ciò finisce per creare un racconto estremamente
verosimile del modo travagliato e "pesante" in cui il protagonista
vive le relazioni interpersonali, specialmente quelle più strette.
Come e quando ti sei avvicinato alla musica?
La musica è
sempre stata molto presente nella mia famiglia, mio padre suona la chitarra e
da giovane ha anche scritto alcuni brani suoi, a mia madre è sempre piaciuto
cantare, ho alcuni zii che da giovani suonavano, alcuni scrivevano addirittura,
quindi è stato molto naturale per me avvicinarmici, io già da bambino cantavo
ed improvvisavo, ho iniziato poi verso i 15 anni a scrivere e comporre le prime
musiche ed i primi testi.
Chi sono i tuoi artisti di riferimento?
Prima che di
artisti di riferimento parlerei prettamente di generi: tutto l’indie/itpop
italiano mi ha sicuramente influenzato, dal 2016/2017 ad oggi penso sia il
genere di musica che ho ascoltato, in generale, di più, tuttavia sono cresciuto
col cantautorato, soprattutto quello un po più “giovane”, ed in parte anche con
la scena alternativa italiana degli anni 2000/2010, quindi le mie maggiori
influenze arrivano da li. Cesare Cremonini, Samuele Bersani, i Baustelle,
Pacifico, Mango, in parte anche I Cani, credo siano le figure che mi abbiano
influenzato di più.
Come nascono le tue canzoni?
Generalmente
nascono per necessità, spesso al piano, qualche volta anche alla chitarra, non
sono praticamente mai lavori studiati a tavolino, parto sempre dalla musica, a
volte inizio e finisco un brano in una giornata, altre volte le idee restano in
cantiere per molto più tempo, è tutto molto variabile.
Cosa ne pensi del panorama musicale odierno?
Penso
che non sia né migliore né peggiore rispetto a tempo fa, semplicemente, come in
tutte le epoche, esce sia musica bella che musica meno bella. Non mi viene
nemmeno da dire che sia né più ne meno meritocratico rispetto a prima,
semplicemente sono un po’ cambiate le caratteristiche che servono per “emergere”,
oggi è necessario avere talento non solo a livello musicale, serve essere abili
a livello comunicativo, costanti e scaltri nello sfruttare i social, insomma c’è
bisogno di avere abilità comunicative a 360 gradi.
Parliamo del tuo nuovo singolo. Come è nato? E che riscontro sta
avendo con il pubblico?
“Le
statali” è un brano nato non dico per gioco ma quasi, inizialmente doveva
appartenere ad un altro progetto, un lavoro in duo col coautore Nicola Bigoni,
alla fine è diventato un brano mio a tutti gli effetti, molto intimo ed
emotivo, racconta un po del disagio che ho vissuto nel non sentirmi veramente
mai al mio posto quando ho provato ad affrontare un percorso universitario,
alla fine non era la mia strada e va bene così.
Ci sarà un album in arrivo? Cosa ci puoi anticipare al riguardo?
Per
ora qualcosina in cantiere c’è, però parlare di album è al momento un po’ prematuro,
sicuramente l’anno prossimo succederanno cose interessanti.