Credo che sia sempre stata la musica a decidere di avvicinarsi a me sin da quando ero piccolo, con l’aiuto di mio padre, chitarrista e musicofilo, che mi faceva addormentare e viaggiare ascoltando la sua enorme collezione di vinili. Ricordo ancora, in piccoli flash, alcune immagini sfocate di un “me bambino” innamorato de “I treni a vapore” di Fossati che chiedevo di ascoltare più e più volte consecutivamente. Di là ho cominciato a studiare il pianoforte (che da allora non mi ha mai abbandonato anzi è diventato il mio confidente e compagno di viaggio).
Può sembrar strano ma non ho mai avuto un riferimento preciso perché negli anni ho ascoltato e praticato sempre generi diversi. Amo la musica che comunica verbalmente emozioni perciò sono molto vicino al cantautorato, all’ esigenza di raccontare. Amo sicuramente la vecchia scuola (Paoli, Conte, Fossati, De Andre, Gaber, Dalla) passando per i vari Capossela, Stefano Rosso, Rino Gaetano, arrivando a tanti artisti del “nostro tempo” e su tutti non potrei non citare Brunori.
Le canzoni nascono dalla voglia di raccontare e raccontarmi. Sono un artista espansivo ma un uomo silenzioso. La musica diventa la mia arma e la mia armatura, attacco e difesa. Scrivo sempre partendo da un’emozione che qualche accordo improvvisato mi suscita. Da quell’emozione scrivo un testo (quasi sempre tutto d’un fiato) e poi vesto le parole con la musica più giusta.
Domanda difficile. Il Mainstream è saturo di musica “mordi e fuggi”. La mia idea artistica è diversa ma vuole essere impegnata al punto giusto. Oggi la musica deve arrivare sicuramente il prima possibile, catturare l’attenzione al primo ascolto, quindi deve essere semplice e accattivante; credo però che abbia bisogno di contenuti, di messaggi, perché non può sempre e solo distrarre ma può dare molto alla società in termini culturali.
Stendhal nasce proprio, come detto, prima: tutta d’un colpo, in una serata piovosa di Febbraio, alla ricerca dell’equilibrio tra l’idea di bellezza e l’idea di felicità. È l’incredibile incapacità di saper sostenere un amore, un’opera d’arte.
È una stanza ripiena di bianchi e neri, che però offre tutti i colori possibili da un capo all’altro dei suoi muri così cromaticamente distanti.
Ho ricevuto molti apprezzamenti sul brano, sull’accostare un’idea musicale a quella anche artistico/visiva e pensare alla sindrome di Stendhal come una sorgente polivalente per lasciare tanto spazio di interpretazione e libertà all’ascoltatore. Ho impiegato 30 anni per arrivare a scrivere una delle cose più belle della mia visione artistica.
C’è un bel disegno dietro questo primo singolo. Seguirà un concept album, tante stanze sonore che abbracciano la musica classica (Anche in Stendhal c’è un richiamo alla Gymnopedie n 1 di Erik Satie), il cantautorato e diversi generi musicali ( rap, rock, hip hop, indie pop ).
Sono a lavoro per trovare il giusto equilibrio di tempi e modi con il mio team di Cantieri Sonori e in questi mesi darò seguito a questo bellissimo incipit!