Intervista al cantautore e polistrumentista siciliano Sergio Gelsomino


“Occhi da bambina” è un brano rock che racconta delle dolorose esperienze personali dell’artista:
cuori spezzati e la perdita della speranza in seguito a scelte sbagliate, che sicuramente ognuno di noi ha vissuto almeno una volta nella vita.
 
La nostra intervista al cantautore e polistrumentista siciliano Sergio Gelsomino.
 
Ciao Sergio, sin dagli albori la tua esperienza musicale è stata a doppio binario. Ce ne vuoi parlare?
In effetti ho iniziato a otto anni con il flauto traverso e la musica classica. Ma la cosa non mi bastava. Istintivamente trovavo interessante anche quella chitarra di mio padre che tenevamo in casa. In adolescenza mentre frequentavo il conservatorio e suonavo concerti di musica da camera con il mio Maestro, mi ritrovai a suonare e cantare nelle prime band scolastiche. Facevamo cover dei Lynyrd Skynyrd e scrivevo le mie prime canzoni in stile rock mettendoci dentro anche il flauto. Mia madre mi prendeva un po’ in giro dicendomi che ero come un Dr. Jekyll e Mr. Hyde della musica. Ma per me era normale magari la sera prima esibirmi elegante col papillon in una chiesa e il giorno dopo saltare e cantare su un palcoscenico con gli stivali da cowboy e i jeans strappati. La è musica è musica. Secondo me non è il genere che conta, ma la sua bellezza. Se un brano, una composizione, una canzone raggiunge il mio cuore, allora è fatta.
 
Chi sono i tuoi artisti di riferimento?
Sicuramente il mio modo di comporre stato fortemente influenzato da Francesco De Gregori, Fabrizio De André, Bon Jovi, Aerosmith, Beethoven e Handel.
 
Come nascono le tue canzoni?
A volte per scherzo o per gioco, altre volte dal bisogno di sfogare il mio cuore, oppure sono i fatti esterni e le esperienze che vivo a darmi l’ispirazione. Di solito parto da un’idea musicale e poi cerco di scrivere un testo ma mi capita anche di scrivere direttamente un testo intero e poi di musicarlo. Non c’è un ordine preciso, ogni volta è diverso. Anche le tempistiche sono varie, ho scritto canzoni in mezz’ora e altre hanno visto la luce dopo tre o quattro mesi.
 
Cosa ne pensi del panorama musicale odierno?
Credo che l’arte abbia lasciato troppo spazio libero allo spettacolo. Molti artisti preferiscono quasi solo apparire e fare scalpore che dare qualità alle loro composizioni. Mi basta ascoltare quelle canzoni ad occhi chiusi che non sento niente di speciale. Inoltre, penso che la tecnologia possa supportare il musicista odierno ma non deve invadere certi campi, come sostituire strumenti musicali o correggere troppo l’intonazione della voce, snaturalizzandola. Credo nella musica come arte in cui i suoni non abbiano perso il contatto diretto con il musicista. Imparare a suonare uno strumento e cantare sono fondamentali, perché non basta un computer per fare arte.
 
Parliamo del tuo nuovo singolo “Occhi da bambina”. Come è nato? E che riscontro sta avendo con il pubblico?
La canzone è nata dal profondo del mio cuore, un cuore spezzato dagli occhi dolci di una ragazza con cui non c’era futuro. L’amore in tutte le sue forme è stato e credo sarà sempre il motore che muove il mondo ed ispiri chiunque scriva canzoni. Ecco forse perché “Occhi da bambina” sta avendo successo. Ci si può identificare chiunque e l’energia musicale che trasmette riesce a coinvolgere l’ascoltatore sin dai primi secondi.
 
Prossimi impegni?
Il primo maggio mi esibirò con la mia band al “Rock im Mai” di Hemer in Germania, e per la Festa della Mamma dirigerò il Bolero di Ravel ad un concerto Open-Air a Dortmund, anche in Germania. Come vedete, le mie due anime musicali convivono ancora armoniosamente e si sostengono a vicenda. Nel frattempo, mi preparo per la produzione del mio prossimo LP di canzoni inedite che avverrà ad Agosto.

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