Still in Time: intervista alla band toscana


Oggi vi parliamo della band toscana degli
Still in Time, che hanno di recente pubblicato “Billionaire” il nuovo singolo, disponibile in radio e in digitale.

Scopriamo insieme il loro progetto.
 
Ciao, ci raccontereste come e quando nasce il progetto degli Still in Time?
Quattro quinti della band (Silvano, batteria; Gianni, basso; Giovanni e Filippo, chitarre) suonano insieme dal 2015; Alessandro, il cantante, si è unito nel settembre del 2020, in piena pandemia, dopo che Gianni aveva letto il profilo sul portale dei musicisti amatoriali “villaggio musicale”. Il gruppo era alla ricerca di un cantante che avesse anche voglia di scrivere i testi per alcuni brani che erano già pronti, e dopo due anni, rallentati parecchio dalle restrizioni dovute alla pandemia, siamo finalmente riusciti a portare a termine il primo capitolo del progetto con l’uscita del nostro primo album.
 
A cosa dobbiamo la scelta “Still in Time”, il vostro nome?
Come puoi leggere sul nostro sito stillintime.it, ci definiamo “ex ragazzi cresciuti negli anni ‘70 a pane e LP”: beh, mezzo secolo dopo, siamo convinti di essere ancora in tempo per fare del buon rock, di qui il nome “still in time”.
 
Come nascono le vostre canzoni?
Siamo tutti quanti gente che lavora al di fuori del mondo della musica, quindi il tempo per comporre non è poi tanto: perciò, quando ci troviamo in sala prove, siamo soliti registrare le improvvisazioni che facciamo, per poi riascoltarle e, quando qualcosa ci colpisce particolarmente, lavorarci sopra per creare un pezzo vero e proprio.
 
Cosa ne pensate del panorama musicale odierno?
Fare questa domanda a chi da ragazzo ha vissuto l’epopea del rock, dal progressive all’hard e generi affini, può portare a risposte “tranchant”, simili a quelle che il nostro grande concittadino Gino Bartali avrebbe detto – l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare. Diciamo che la musica cosiddetta “leggera” al giorno d’oggi sta a quella degli anni ’70 come gli elettrodomestici di oggi stanno a quelli di allora: quelli di cinquant’anni fa erano fatti per durare, e se si rompevano, venivano riparati anziché sostituiti; oggigiorno, la vita media degli elettrodomestici, che nel frattempo, così come i generi musicali, sono aumentati in quantità e tipologia (basti pensare ai cellulari) è drasticamente diminuita, ed è ben più comune sostituirne uno guasto anziché ripararlo. Dalla sostanza si è passati all’apparenza, ed è più difficile trovare, in mezzo a tanta apparenza, qualcosa di sostanzioso che sia durevole nel tempo.
 
Parliamo del vostro nuovo singolo “Billionaire”. Come è nato?
Beh, tra i pezzi che abbiamo pubblicato nell’album è l’unico che è nato “alla rovescia”: avevo scritto un testo che ironizzava sul modo in cui una certa fetta altolocata della popolazione aveva ignorato, nell’estate del 2020, i rischi connessi al covid, convinti che oramai il virus fosse sparito; e mi sono messo a cercare, tra le registrazioni delle improvvisazioni, qualcosa che potesse funzionare come metrica e come melodia. Ho trovato il pezzo giusto, ci ho cantato sopra il testo, l’ho fatto sentire al gruppo, è piaciuta l’idea, ci abbiamo lavorato su… ed è nato Billionaire.
 
Qualche novità in vista che magari vorreste condividere in anteprima con noi?
Stiamo lavorando alla pubblicazione di un pezzo in italiano che affronta il tema della disabilità, per cercare di sensibilizzare la gente sui problemi che incontrano tutti i giorni le persone che sono costrette a vivere su di una sedia a rotelle. Del brano, che abbiamo già eseguito dal vivo questa estate, esiste una clip che un amico ha registrato ad un nostro concerto, e che è visibile sul nostro canale Youtube.
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