“Sahara” è il nuovo singolo di Medal. L'intervista


Oggi vi parliamo di Medal, all’anagrafe Marco Medaglia, giovane cantautore che nasce in un comune della provincia di Catanzaro nel 1987.
Di recente hanno pubblicato “Sahara” il nuovo singolo disponibile in radio e su tutte le piattaforme di streaming digitali. Buona lettura. 
 
Ciao Medal, presentati ai nostri lettori.
Ciao ragazz*, mi chiamo Marco Medaglia e vivo in Calabria (a Lamezia Terme di preciso).
Amo scrivere canzoni, le serie tv, i Japanese Ice Tea fatti bene, gli animali, cucinare. Ho cominciato a seguire qualche lezione di piano e chitarra da piccolo (scarsi risultati in entrambi i casi), invogliato dalle band di allora che ascoltavo e da mia madre che ascoltava molta musica durante le pulizie di casa. Improvvisando alla voce con un gruppo di amici, che volevano creare una band, mi sono ritrovato a registrare, pubblicare brani, fino a partire in tour per alcuni anni in giro per l’Italia, suonando punk-rock e hardcore melodico. Ricordo i viaggi in treno da adolescente per le prove in sala nel paese vicino, sistemando i testi delle canzoni durante il viaggio, tutte le avventure e disavventure in tour tra furgoni e auto, i palchi, i fan.
Sentendo di non aver più nulla da dire in quella realtà, dopo diversi anni, ho lasciato il gruppo e mi sono preso un periodo di pausa, dopo del quale ho capito che non solo la musica mi aveva sempre aiutato fin da piccolo, ma che io stesso potevo aiutare gli altri attraverso la mia.
 
Come e quando ti sei avvicinato alla musica?
Da piccolo attraverso mia madre, che abitualmente la domenica mattina metteva alcuni cantautori italiani ad alto volume allo stereo, credo avessi 6 anni circa, successivamente invece ascoltando diverse band, intorno ai 13 anni: 883, Lùnapop, Negrita e RHCP.
Alle superiori poi lo scambio di cd da ascoltare in treno, tra amici, prima di arrivare a scuola, mi ha aperto ai primi ascolti rock, dal punk-rock al cross over, fino ad innamorarmi dell’hc melodico intorno ai 23 anni. Tutto ciò che ascoltavo mi faceva venir voglia di imparare a suonare uno strumento, di cantare e scrivere, così cominciai a seguire delle lezioni di piano e poi chitarra. Non divenni mai bravo con gli strumenti, ma mi diedero delle buone basi per aiutarmi nella composizione e nello sviluppo di un’idea musicale.
 
Chi sono i tuoi artisti di riferimento?
Ho sempre ascoltato di tutto, e sono molto a periodi, da piccolo De Andrè, De Gregori, Zero, Pausini, Battisti, Dalla, Morandi, Celentano, etc., da adolescente poi Negrita, Lùnapop, RHCP, Discomusic ’90, tutta la musica degli anni ’80, fino a SOAD, Nirvana, Korn, Nofx, Millencolin, Bowie, Ramones, Clash, Smiths, Depeche Mode, Beatles, NUFAN e tantissimo altro. Ascoltavo da 1 a 3 album al giorno, quasi sempre, divoravo tutto e volevo conoscere il più possibile della musica e della vita di band e cantanti.
Non credo di avere degli artisti veri e propri di riferimento, mi piace la musica fatta bene, c’è stato un periodo in cui mi ero fissato con il grunge e altri in cui ascoltavo sempre EELST prima di uscire, sono molto a periodi, ma in generale mi piace restare aggiornato sulle ultime uscite italiane ed internazionali.
 
Come nascono le tue canzoni?
Nascono dalla necessità di condividere qualcosa, spesso è questa a darmi la scintilla, ma è più che altro un bisogno di separare da me quella sensazione che mi rimane in testa, fino al momento della pubblicazione, in cui posso dire “ok, ora non è più solo mia”.
Poi fisicamente a volte può nascere dall’ispirazione di uno strumento, una melodia che hai in testa quando sei in giro o ti sveglia la mattina, oppure un messaggio preciso attorno al quale costruire il brano, è sempre una sorpresa, nasce dall’equilibrio di tanti fattori messi insieme. Credo di avere centinaia di audio e vocali, dove salvavo a voce quello che avevo in testa, coi quali ci si potrebbero fare un sacco di playlist su Spotify e morire dalle risate… 
 
Cosa ne pensi del panorama musicale odierno?
È lo specchio della società moderna, come lo è sempre stata la musica. Se pensiamo ai principali periodi storici e ai suoi generi musicali diffusi, dal cantautorato italiano, al punk, l’emo, etc.
Sono cambiate le attenzioni attorno alla musica da parte degli ascoltatori in un certo senso, il modo in cui viene distribuito o esce da una camera per arrivare sui grandi palchi, ma gli artisti restano comunque sempre i sognatori che hanno bisogno di esprimersi, condividere, comunicare, che siano cantanti, musicisti o cantautori, ovviamente nel loro stile e nelle forme da loro preferite.
 
Parliamo del tuo nuovo singolo “Sahara”. Come è nato? E che riscontro sta avendo con il pubblico?
Il riscontro al momento sembra ottimo, speriamo possa andare sempre meglio. Il brano è nato da alcune immagini in mente durante una vacanza in Puglia, in parte durante una notte molto calda in cui fui costretto ad uscire fuori casa per respirare, ritrovandomi in una veranda in mezzo al verde e a diversi animali, sotto un cielo aperto e meraviglioso, l’altra parte il 10 agosto in una lunga giornata a mare, tra feste in spiaggia e famiglie che organizzavano la notte di San Lorenzo. E’ un brano che rappresenta il contrasto tra gli impegni e la spensieratezza estiva, che ricorda di circondarsi delle persone giuste, con le quali si può superare tutto e dare valore alle piccole cose, un’oasi felice in mezzo al deserto dei tempi moderni e della solitudine a volte contagiosa.
 
Ci sarà un album in arrivo? Cosa ci puoi anticipare al riguardo?
Mi piacerebbe fare uscire un EP nel 2023, il materiale c’è e mancano le finalizzazioni diciamo, ma vorrei prima fare arrivare altre parti di me al pubblico e farmi conoscere non solo come cantautore, ma soprattutto come persona, attraverso altri singoli, uno quasi certamente in uscita prima della fine del 2022.

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