Fidelio: tra illusioni borghesi e inquietudine urbana, arriva “La Svolta”


Con La Svolta, Fidelio torna a raccontare il disagio di chi si ritrova intrappolato in una vita che non ha davvero scelto. Il nuovo singolo, estratto dal concept Solo i borghesi sopravvivono, mette a fuoco il momento in cui si continua a coltivare l’illusione del cambiamento, pur restando immobili in una routine rassicurante ma logorante. Tra influenze indie-pop, synth e post-punk, il brano restituisce in musica la tensione tra monotonia e desiderio, con un sound che alterna regolarità meccanica e squarci emotivi. Il videoclip, girato per le strade di Chicago, diventa una metafora visiva della corsa interiore del protagonista: cammina, ma senza una meta.

“La Svolta” è un brano che parla dell’illusione del cambiamento. Cosa vi ha spinto a raccontare questa tematica così attuale e universale?
Nel concept Solo i borghesi sopravvivono volevamo raccontare un percorso di progressiva accettazione della vita borghese, comprese ovviamente anche le sue derive, i suoi compromessi e le illusioni che spesso l’accompagnano. La Svolta si concentra proprio su una fase intermedia: quella di chi si è lasciato travolgere da una vita che non ha scelto fino in fondo, e continua ad autoilludersi che qualcosa stia per cambiare. È una condizione che vediamo ovunque intorno a noi, e che viviamo anche in prima persona. Raccontarla è stato naturale.

Nella canzone si percepisce una forte componente emotiva tra angoscia e malinconia. Come avete lavorato sul sound per rendere queste sensazioni così tangibili?
Abbiamo cercato un equilibrio sonoro che restituisse la condizione di chi vive in un costante moto inerziale: non tanto una corsa frenetica, quanto piuttosto una ripetizione prevedibile e rassicurante, che però nasconde un sottile disagio. Le strofe sono costruite per evocare proprio questa monotonia: un ritmo regolare, quasi meccanico, che riflette la routine dell’impiegato. A smorzare l’armonia intervengono chitarre elettriche più sporche e innesti sonori lievemente dissonanti, che introducono un senso di inquietudine latente. Il ritornello si apre invece su tonalità più nostalgiche e riflessive, come uno spiraglio emotivo in mezzo all’automatismo quotidiano.

Il protagonista del videoclip cammina per Chicago senza mai fermarsi. Perché avete scelto proprio questa città e cosa volevate trasmettere attraverso le immagini del video?
Chicago non ha un significato geografico preciso: la città rappresenta la bellezza del mondo esterno, che il protagonista però non riesce a vedere. Il senso era proprio questo: mettere il personaggio in un luogo pieno di stimoli visivi e culturali, mentre lui continua a camminare a testa bassa, indifferente a tutto. È una metafora visiva di una corsa interiore che non porta da nessuna parte, e di un malessere che non trova sfogo.

Nel comunicato parlate di un impiegato intrappolato in una routine borghese. Quanto c’è di autobiografico in questo personaggio?
C’è molto di noi. Tutto il concept nasce da un tentativo di autoanalisi: come siamo arrivati ad accettare una vita borghese che forse, un tempo, rifiutavamo? Non c’è giudizio, solo voglia di capire. La Svolta non è il finale della storia, è un passaggio importante di un percorso che, nel nostro racconto, si chiuderà con una forma di accettazione attiva e consapevole.

Il brano fa parte del concept album “Solo i borghesi sopravvivono”. Potete dirci qualcosa su questo progetto e sul suo filo conduttore?
Come accennato in precedenza, il concept racconta un’intera traiettoria esistenziale: dal rifiuto snobistico della vita borghese, fino alla sua accettazione. Non è una conversione improvvisa, ma un lento adattamento, fatto di compromessi, illusioni, resistenze. La Svolta è uno dei momenti centrali del racconto, ma il vero finale arriverà più avanti.

Avete sottolineato di non voler essere critici ma empatici verso il protagonista del brano. Quanto è difficile mantenere questa delicatezza nei testi senza cadere nel giudizio?
È indubbiamente una sfida in fase di scrittura, ma anche una scelta stilistica e narrativa. In alcuni brani del concept siamo più graffianti e ironici, in altri cerchiamo invece una voce più empatica e comprensiva. La Svolta appartiene a questa seconda categoria: volevamo che fosse chiaro che comprendiamo, e in parte condividiamo, la speranza vana che il protagonista manifesta per tutto il brano.

La vostra musica fonde indie-pop, synth-pop e post-punk. Come si è sviluppata questa identità sonora e quali sono le vostre principali influenze artistiche?
Il nostro sound nasce da un incontro tra mondi diversi. Da un lato c’è l’indie-rock di Strokes, Fontaines D.C., Wilco e Zen Circus, dall’altro la sperimentazione di Battiato, Cosmo, LCD Soundsystem e Kraftwerk. I Cani sono un riferimento importante per il modo in cui fondono suoni pop e testi profondi. Ci piace creare un equilibrio tra atmosfere immediate e una scrittura densa, critica, a volte ironica, ma sempre molto personale.

Progetti futuri?
Usciranno altri singoli del concept Solo i borghesi sopravvivono, e l’album completo sarà fuori entro novembre. A dicembre partiremo con i primi live in Italia. Il secondo album è già in cantiere e arriverà nel 2026.
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